Aggressione al gazebo del Comitato 26 Gennaio

2016-12-23 

L'Acciaieria propone il solito obolo che rifiutiamo. 

Come noto un operaio esagitato ha devastato il nostro gazebo al mercato di Borgo Valsugana dello scorso 21 dicembre, picchiando un nostro associato e facendo cadere anche una signora che era accorsa vedendolo cadere rovinosamente.

L'acciaieria emana il comunicato stampa che potete leggere qui.


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COMUNICATO STAMPA LEALI STEEL S.p.A. 

Apprendiamo notizia dalla stampa dell'increscioso fatto accaduto nella giornata di ieri e che ha visto coinvolti i rappresentanti del comitato "26 gennaio".

Precisiamo che la persona coinvolta nei fatti accaduti NON è un nostro dipendente ma un operaio dipendente di una ditta esterna che lavora, con contratto di appalto, presso il nostro stabilimento.

Prendiamo le distanze da simili episodi violenti in quanto contrari alla nostra volontà e che poco hanno da dividere con i nostri dipendenti i quali, al contrario, si sono sempre comportati in modo civile e corretto anche nei confronti di quella parte di popolazione ostile alla nostra attività produttiva, e di questo ne siamo orgogliosi e li ringraziamo.

Ribadiamo la ferma condanna di qualsiasi forma di violenza, rispettiamo il diritto di protesta o dissenso, e ci auguriamo, nel contempo, che nella prospettata intenzione di procedere ad una denuncia nei confronti del lavoratore si tenga in considerazione del periodo senz'altro difficile che lo stesso, alla pari dei nostri dipendenti, sta passando a causa della mancanza di lavoro da quasi due mesi e delle note difficoltà di ricevere il salario.

Ci dispiace infine del danno subito dalle attrezzature del comitato e, se necessario, siamo disponibili ad assumerci l'onere per le spese di riparazione.
Leali Steel S.p.A. / La Direzione

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Ed al quale rispondiamo come segue.

COMUNICATO STAMPA COMITATO 26 GENNAIO

Conforta che l'acciaieria stigmatizzi la violenza di quanto accaduto mercoledì scorso, ma vorremmo fare alcune precisazioni. Anzitutto non ci serve un contributo alla “riparazione” del gazebo, che comunque non possiamo restituire riparato a chi ce l'ha gentilmente prestato, e comunque costa una pipa di tabacco.

Non è certo quello il punto, ma le intimidazioni e la violenza, che non si lavano con quattro soldi. Come non si lavano con quattro soldi quaranta anni di industria di rapina.

L'autore dei fatti ripeteva frasi come “dai camini esce solo vapore, le vostre foto sono ritoccate”, “a Borgo non ci sono più malati che altrove”, “deve vigilare solo APPA”, che sono poi gli stessi argomenti che ha sempre usato l'acciaieria, certo in forma meno rozza.

Argomenti che hanno trovato una secca smentita in occasione della querela sporta contro questo Comitato dal direttore dell'acciaieria, come si può leggere dalla richiesta di archiviazione del PM, poi accolta pari pari dal giudice. Si noti l'impressionante numero di procedimenti giudiziari contro l'acciaieria negli ultimi anni, su alcuni dei quali potete trovare maggiori dettagli qui.

Quindi il tardivo ripensamento, quando la cattiva propaganda produce frutti violenti, lo rispediamo al mittente con le parole nonviolente dell'aggredito Lorenzo Osler: “Anche se sento ancora male alla faccia non voglio sporgere querela perché quello che ho subito è niente di fronte alle sofferenze dei malati, dei morti e dei loro familiari”.

Ci sentiamo invece in dovere di elogiare la moglie di un operaio dell'acciaieria, che è stata la prima a soccorrere Osler, e della quale alcuni operai-stalker vorrebbero conoscere il nome su FB. Che si preoccupino della loro salute e dei sindacati che non li hanno mai tutelati seriamente.

Quanto agli operai, l'impresa è l'ultima che può parlare. Infatti ha approfittato del concordato preventivo per portare i loro stipendi al minimo sindacale (sul punto è cronaca che a Brescia hanno fatto resistenza, poi piegata. Da noi il solito deserto sindacale), e contestualmente approfittando del concordato per evitare di pagare circa 10 milioni di Euro ai fornitori, abusando della Cassa Integrazione per sfruttare i proventi della vendita di elettricità al tempo stesso facendosi pagare gli operai dall'INPS, e nascondendosi nei paradisi fiscali per evitare una class action civile.

E questo dopo aver abusato per anni della loro salute, come ampiamente dimostrato dallo studio del dott. Cappelletti che giunge a conclusioni inequivocabili rilevando un impressionante tasso di morbilità e mortalità tra gli operai addetti all'impianto dal 1979 al 2009, ricerca recentemente onorata da una pubblicazione internazionale (Cappelletti et al., 2016).


Avv. Mario Giuliano